MATERIALI CHE NON TROVANO SPIEGAZIONE SCIENTIFICA



Le apparizioni della Vergine (Madre di Gesù per i cattolici), in Messico, al nativo azteco convertito al cristianesimo Juan Diego, risalgono tra il 9 e il 12 dicembre del 1531.
Nel santuario costruito successivamente è conservato il mantello di Juan Diego, sul quale è raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane indiana: per la sua pelle scura ella è chiamata dai fedeli Virgen morenita (“Vergine meticcia”). Un’immagine sacra che è stata e lo è ancora oggetto di particolare studio in stile Sindone: si pensa infatti che possa effettivamente trattarsi dell’immagine reale, non dipinta ma “impressa” della Madonna.

L’immagine sulla tela è di origine divina, non proviene da mani umane, ed è stata dipinta da Colui che ha dipinto l’alba», spiega il missionario, narrando un episodio reale di Juan Diego quando il vescovo di Città del Messico lo interrogò più volte sui racconti delle apparizioni che il ragazzo azteco andava raccontando. «La Madonna disse a San Juan Diego di salire sulla collina, cogliere alcune rose e portarle al vescovo. Era dicembre. Juan Diego non ebbe esitazioni. Le rose erano lì, anche se non era stagione. Le raccolse nella sua tilma e le portò al vescovo come segno del fatto che la Vergine voleva che lì venisse costruito un tempio. […] Visto che non era il periodo della fioritura, il presule comprese che il segno era vero, ma con suo stupore sulla tilma apparve impressa l’immagine della Vergine» 





Il suo straordinario stato di conservazione “esula da ogni sorta di spiegazione scientifica”. 

Adolfo Orozco, ricercatore presso l’Istituto di Geofisica dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, ha spiegato che lo straordinario stato di conservazione del manto della Vergine di Guadalupe “esula da ogni sorta di spiegazione scientifica”. 

Orozco, che è anche un esperto del mantello della Vergine, è stato uno degli oratori del primo Congresso Mariano Internazionale sulla Madonna di Guadalupe, tenutosi a Phoenix nell’agosto 2009. 

L’esperto ha detto che “nessuno dei tessuti simili a quello del mantello, collocati in ambienti umidi e salini (come quelli attorno alla Basilica), è durato più di dieci anni”. 

Nel 1789 fu dipinta una copia dell’immagine di Guadalupe. 
“Quella immagine fu fatta con le migliori tecniche del tempo, era bellissima ed è stata realizzata con un tessuto molto simile a quello del mantello originale. È stata inoltre protetta con un vetro, sin da quando fu esposta”, ha aggiunto. 

Tuttavia, “otto anni dopo, quella copia dovette essere messa via, perché i colori si stavano sbiadendo e le fibre si stavano sfaldando”. 

“Invece”, ha sottolineato Orozco, “il mantello originale è esposto da 116 anni, ricevendo i raggi infrarossi e ultravioletti delle decine di migliaia di candele che vi sono state poste vicino” e non mostra alcun segno di invecchiamento. 
Una delle caratteristiche più interessanti del mantello, ha aggiunto, “è che la parte dietro il tessuto è ruvida, e poco liscia; mentre la parte davanti (in cui è impressa l’immagine di Guadalupe) è ‘liscia come la seta’, come segnalato da pittori e scienziati nel 1666; lo ha anche confermato nel 1751, quasi cento anni più tardi, il pittore messicano Miguel Cabrera”. 
Il mantello di San Juan Diego è costituito da fibre di agave (stessa famiglia botanica che produce sisal e manioca, vedere la foto in basso). 
Il dott. Orozco ha raccontato altri due fatti, senza alcuna spiegazione scientifica, relativi alla conservazione dell’immagine. 

Il primo si è verificato nel 1785, quando un lavoratore ha accidentalmente rovesciato sul lato destro del tessuto un liquido formato per il 50% da acido nitrico. 
È impossibile comprendere naturalmente il fatto che l’acido non abbia distrutto la tela; e, inoltre, non ha neanche danneggiato le parti colorate dell’immagine”, ha precisato. 
Il secondo riguarda l’esplosione di una bomba, nel 1921, nei pressi del mantello. La bomba è esplosa a 150 metri dall’immagine, e ha distrutto tutti i vetri nel suo raggio. 
Tuttavia, ha spiegato l’esperto, “né il manto né il vetro di protezione sono stati minimamente danneggiati”. L’unico impatto è stato registrato su un Cristo in ferro, che si è piegato. 
“Non c’è una spiegazione al fatto che le onde d’urto che hanno infranto i vetri, in un raggio di 150 metri, non hanno distrutto il vetro che proteggeva il manto”. 






Le dimensioni del mantello sono 104 x 170 centimetri, ed è formato da due parti unite in mezzo da una cucitura verticale realizzata con filo di agave. Il pittore Miguel Cabrera, nel suo libro La maravilla Americana, dice che l’immagine è presente anche sul retro della tilma. È impossibile che mani umane l’abbiano dipinta sul telo senza prepararlo in precedenza», spiega ancora Campos. Non solo però, anche alcuni scienziati della Nasa (Smith e Callaghan) che hanno analizzato il tessuto hanno sempre sostenuto che «nell’immagine della Madonna di Guadalupe non ci sia traccia di pennello. Chimici di fama hanno poi analizzato i pigmenti, e non sono di origine animale, vegetale, minerale o sintetica, ovvero non si sa da dove provengano». Ultimo elemento, gli occhi della Vergine: secondo quanto affermato dal dottor Enrique Graue, oculista di fama internazionale e direttore di un ospedale specializzato in Oftalmologia in Messico, gli occhi della Madonna hanno una profondità «come se stessi guardando un occhio vivo per davvero».







Come spiega ancora la rivista cattolica, negli occhi della Vergine di Guadalupe «appare l’effetto Purkinje-Sansom: si triplica l’immagine nella cornea e sulle due facce del cristallino. Questo effetto è stato studiato dal dottor Purkinje di Breslavia e dal dottor Sansom di Parigi, e in oftalmologia è noto come fenomeno Purkinje-Sansom. Questo fenomeno, esclusivo dell’occhio vivo, è stato osservato anche nell’occhio della Madonna di Guadalupe dal dottor Rafael Torija con l’aiuto di un oftalmoscopio». Se l’intento di convertire il giudizio ateo e scettico sull’origine di questo manto e delle apparizioni è andato a segno, nessuno lo può sapere: di certo la scienza ha dovuto in più occasioni fare passi indietro su questo particolare fenomeno, contestando vari punti ma non riuscendo mai a fornire una spiegazione alternativa a quella annunciata da San Juan Diego. Addirittura, conclude Campos nella sua trattazione, «Studi recenti con il microscopio hanno rivelato che negli occhi della Vergine si vedono riflesse le sagome di varie persone, come quando guardiamo negli occhi di chi abbiamo davanti e ci vediamo riflessi. Negli occhi della Vergine c’è anche San Juan Diego. Scientificamente non ci si spiega come in un occhio di sette millimetri appaiano dodici figure umane».


Ammettendo che queste visioni siano reali, come dimostrerebbero i vari segni lasciati in seguito alla loro comparsa, siamo sicuri che siano la prova dell'esistenza di Dio, in quanto divinità cristiana, o potrebbe voler testimoniare l'esistenza di divinità o esseri superiori non appartenenti ad alcuna delle nostre credenze religiose, insomma esseri extraterrestri, che magari in passato noi abbiamo accumunato alla religione?