IL MANOSCRITTO INDECIFRABILE
Wilfrid Voynich un ricco antiquario americano in viaggio a Frascati, vicino Roma, nel 1912 si reca a Villa Mondragone, un antico convento di Gesuiti. Nella visita del convento gli passa tra le mani un piccolo libro di 22 centimetri per 16, custodito nella biblioteca del posto.
Il libro è composto di 102 fogli in tutto, 204 facciate illustrate e scritte in un linguaggio sconosciuto. Cosa strana al libro mancano però 24 pagine probabilmente strappate o trafugate nel passato. Ma di cosa tratta il manoscritto?
A lungo, si è creduto essere il lavoro del frate francescano del XIII secolo Ruggero Bacone, il cui interessa nell’alchimia e nella magia lo portarono in prigione. Ma quella teoria è stata scartata quando il manoscritto è stato datato al radiocarbonio, e scoperto essere stato fatto tra il 1404 e il 1438 (vedi: Determinata l’età del misterioso Manoscritto di Voynich).
Altri hanno invece proposto un giovane Leonardo da Vinci, qualcuno che scriveva in codice per sfuggire all’Inquisizione, uno scherzo molto elaborato o persino un alieno che si dimenticò il libro quando partì dalla Terra.
Le piante disegnate non sono mai state identificate, le tabelle astronomiche non rivelano molto. Anche le donne offrono pochi spunti.
In molti hanno provato a decodificare il Voynich, inclusi degli esperti crittografi come William Friedman, che aiutò a decifrare il “purple code” giappone durante la seconda guerra mondiale. L’unica persona ad aver fatto dei progressi è Indiana Jones. Il fittizio archeologo riesce a decifrarlo in un romanzo.
Narrativa a parte, la Biblioteca di Beinecke riceve migliaia di e-mail ogni mese da persone che dicono di averlo decifrato, dice Rene Zandbergen, ingegnere spaziale che tiene un noto blog sul manoscritto, che lui ha potuto consultare più volte. «Oltre il 90% degli accessi alla loro biblioteca digitale sono solo per il Manoscritto di Voynich», dice.
Di certo si sa solo che si tratta di 250.000 caratteri che uniti formano oltre 4000 parole il cui significato resta però indecifrabile, ancora oggi. A completare l'opera ci sono innumerevoli illustrazioni, anche queste bisognose di spiegazione. Dal suo ultimo proprietario, Wilfrid Voynich, ha preso il nome con il quale è conosciuto. Per il resto ogni cosa che lo riguarda è ignota, non se ne conosce con certezza l'autore, nè l'epoca, nè tanto meno lo scopo.
Certamente è un libro vecchio di secoli. Per cercare di decriptare il suo codice, almeno quello sembra, sono stati scomodati anche i più potenti computer dei servizi segreti americani. Ma niente. La stessa sorte è toccata ai gruppi di studiosi che hanno provato a risolvere l'enigma. La sua prima parte denominata Botanica, contiene 113 disegni di piante non identificate. La seconda, chiamata Astronimica, presente 25 diagrammi simili a temi astrali nei quali sembra di riconoscere il Sole, la Luna e diverse costellazioni della nostra galassia. La terza parte, invece, considerata Biologica, riproduce ben 227 figure di donne svestite, alcune delle quali incinte ed immerse in vasche collegate da strani tubi. La quarta parte, infine, quella Farmacologica, mostra centinaia di radici, piccole piante e contenitori di spezie.
C'è anche un'ultima sezione, ma pare sia una sorta di indice ed è composta da solo testo. Si pensa che l'autore possa essere Ruggero Bacone (forse) il filosofo-mago del XIII secolo. Ma nel 1921 un altro filosofo William Newbold dichiara che il manoscritto è opera sua, e che contiene sorprendenti scoperte di astronomia e biologia ma nessuna delle traduzioni fatte è convincente. Nel 1987, il medico americano Lev Levitov si convince che il manoscritto altro non è che l'unica copia rimasta del manuale per il suicidio rituale dei Catari, sterminati in Francia nel XII secolo.
Ma ad oggi non c'è nulla di certo.
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